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La Salute Mentale è un diritto di tutti: ripensiamo per rinforzarlo, il SSN

Manifesto della Salute Mentale

La cura nella Salute Mentale come valorizzazione della persona e difesa della democrazia

La Salute Mentale pubblica è in crisi. La scarsità delle risorse disponibili a fronte di una domanda sempre più crescente di presa in carico e l’adozione frequente di un esclusivo modello biomedico/tecnologico nell’approccio alla sofferenza psichica produce risultati scarsi e deludenti. Quando si perde di vista la prospettiva dell’umanizzazione della cura, si torna alla logica della reclusione delle persone sofferenti in mere esistenze diagnostiche, costruite in funzione di trattamenti farmacologici sintomatici. Le ricerche scientifiche che mostrano l’uso eccessivo, inappropriato dei farmaci, che soffoca insieme ai sintomi anche la persona, e indicano la possibilità concreta di un loro uso, accurato, sono ignorate.

I servizi per i bambini e gli adolescenti sono palesemente inadeguati. La psicoterapia, luogo di riappropriazione soggettiva dei propri spazi di vita, è in declino. Nell’intero ammontare dei trattamenti erogati dai servizi pubblici le psicoterapie rappresentano un misero 6%. Il lavoro del reinserimento di chi soffre nella comunità da cui proviene, lavoro complesso che richiede energie creative importanti, tende a ridursi in assistenza materiale. La riforma psichiatrica del 1978 che ha ridato dignità di cittadinanza e diritto alla soggettivazione della propria vita al “paziente psichiatrico” (sino ad allora non considerato neppure soggetto giuridico), è disattesa e più volte svilita, nonostante le dimostrazioni di qualità provenienti da quei servizi che ne applicano lo spirito in modo innovativo da più di quarant’anni. La relazione terapeutica si è chiusa nel rapporto assistenziale a senso unico tra curanti e curati, spesso affidato a una logica “algoritmica”, invece di essere costruita nell’ambito della reciprocità, dello scambio affettivo. L’attuale stato delle cose favorisce la spersonalizzazione dei vissuti sia degli operatori sia delle persone sofferenti. E tende a creare un clima depressivo, emotivamente povero, negli spazi della cura.

È tempo che tutte le forze riformatrici che considerano il pensiero e la prassi della cura psichica pubblica come strumenti critici di costruzione solidale e democratica della vita cittadina si uniscano per offrire un’alternativa solida, concreta alla stagnazione in atto, per  riproporre un approccio al dolore psichico fondato sul dialogo tra saperi che si confrontino tra di loro in modo paritario. È necessario uscire da un regime improduttivo, culturalmente e clinicamente settoriale per affermare il pluralismo scientifico dell’approccio multidisciplinare.

Il lavoro multidisciplinare deve tornare a essere l’elemento portante dei dispositivi di cura. A partire dalla valorizzazione del lavoro dell’équipe territoriale, fulcro dell’intero sistema della Salute Mentale e luogo in cui si integrano tra di loro le diverse modalità di cura:

  • Il trattamento farmacologico mirato e critico che è funzionale al contenimento dell’angoscia acuta, invasiva, del disagio intollerabile e dei sintomi più disturbanti. Esso deve essere coadiuvato da un lavoro paziente di sostegno relazionale e di accoglienza umana del dolore. Con esclusione delle pratiche coercitive e violente di contenimento fisico dell’agitazione psichica.
  • La psicoterapia nelle sue varie forme (individuale, di gruppo, di coppia, di famiglia) e nelle sue diverse declinazioni: psicoanalitica, cognitivo-comportamentale, relazionale sistemica, fenomenologica e di tutti gli indirizzi riconosciuti nel campo della ricerca e della letteratura scientifica. Il lavoro psicoterapeutico svolge la funzione fondamentale di elaborazione del dolore ed è strumento di conoscenza e di trasformazione psichica. Valorizza i desideri e i sentimenti, promuove lo sviluppo delle relazioni e la consapevolezza di sé, restituisce alla persona sofferente il senso della propria esistenza.
  • Il lavoro di integrazione socio-culturale nella comunità in cui si vive, che richiede una competenza specifica delle dinamiche psichiche e sociali della collettività, una grande sensibilità umana e una collaborazione costante con le istituzioni e con gli ambienti della cultura, della letteratura, del teatro, del cinema, dell’arte. Tali ambienti hanno una funzione preziosa nella costruzione della comunità, nell’evoluzione della sensibilità collettiva, nella configurazione delle reti condivise di significazione dell’esperienza che creano un senso di identità aperto alla differenza, all’alterità, non chiuso in sé stesso.
  • Il lavoro di prevenzione, basato sulle diagnosi precoci, sulla valorizzazione dell’intervento psicopedagogico e della psicoterapia dei bambini e negli adolescenti, sull’individuazione di realtà familiari fragili, sugli interventi di sostegno in ambienti sociali vulnerabili colpiti da fenomeni di degrado, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli ospedali.
  • La partecipazione attiva e organizzata dei soggetti sofferenti che portano il contributo della loro soggettività al processo di cura.

La centralità dell’équipe territoriale è sostenuta dal principio che la persona sofferente deve essere presa in cura nella comunità in cui vive a sostenuta nel suo diritto di farne parte. L’équipe richiede una buona formazione specialistica di partenza in tutte le sue componenti e l’equiparazione in termini di carriera e di responsabilità nella cura tra medici e psicologi. Senza tralasciare il ruolo determinante delle altre professioni coinvolte nella presa in carico, assistenti sociali, infermieri, tecnici della riabilitazione, cooperatori del privato sociale. L’équipe, non è tuttavia, la somma delle competenze che la compongono, non è un’attività poli-ambulatoriale. Non si identifica con una sede, ma la sua funzione si diffonde nel territorio e eccede la sua composizione in due sensi. Da una parte include nel suo lavoro il gruppo dei pazienti, i loro familiari, le forze culturali e sociali con cui interloquisce; dall’altra amalgama tra di loro i diversi vertici che ospita nel suo interno creando una prospettiva unitaria, un lavoro di cura coerente. È luogo di formazione permanente dei suoi membri. Promuove la ricerca in campo psicoterapeutico, psico-sociale ed epidemiologico. Si avvale dello studio neuroscientifico della mente e delle relazioni umane e dello studio rigoroso del trattamento farmacologico.

La verifica deve essere basata su dati rigorosi che stabiliscono se vi è corrispondenza tra i parametri che definiscono l’obiettivo della cura e i risultati effettivamente raggiunti. La corrispondenza deve essere leggibile e verificabile da una prospettiva indipendente, per dare indirizzo a un approccio centrato prevalentemente sulla qualità della vita ovvero lo sviluppo dei legami affettivi, della creatività e della libertà di espressione personale.

Il diritto alla salute mentale è fondamentale e ha un enorme valore politico per la democrazia. Investire fortemente nella salute mentale è necessario alla costruzione di una società democratica, equa e garante di una buona qualità di vita. L’investimento in termini di risorse economiche e di organizzazione deve essere ragionato e lungimirante, non estemporaneo, se si vuole davvero cambiare prospettiva, e deve dare assoluta priorità al servizio pubblico. Senza il buon funzionamento di quest’ultimo, l’intero sistema di cura psichica va in crisi.

Il Manifesto è un un progetto scientifico, culturale e politico riguardo alla  salute mentale che punta all’umanizzazione della cura psichica: perché  il dolore acuto, destrutturante possa essere contenuto senza eccessi dì sedazione, perché si eviti la sua sorda cronicizzazione, perché le emozioni e i pensieri dì chi soffre abbiano ascolto e rappresentazione, perché il soggetto lacerato, e purtuttavia  vivo, possa ritrovare il suo posto dì cittadino nella vita lavorativa, culturale e politica, e riappropriarsi della sua creatività. Questa non è un’utopia, è una spinta vitale, una scelta civile: la sofferenza, a cui siamo tutti esposti, può essere alleviata, elaborata, trasformata in desiderio di vivere.

Redazione del testo

Angelo Barbato, Istituto Mario Negri Milano

Antonello D’Elia, Presidente di Psichiatria Democratica

Pierluigi Politi, Ordinario di Psichiatria Università di Pavia

Fabrizio Starace, Presidente Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica

Sarantis Thanopulos Presidente della Società Psicoanalitica Italiana

Aderiscono (in ordine di adesione)

Angelo Fioritti Presidente del Collegio Nazionale dei Dipartimenti dì Salute Mentale

Alessandra Chinaglia Presidente SIEFPP (Soci Italiani della European Federation of Psychoanalytical Psychotherapy: né fanno parte 15 società appartenenti a quattro sezioni: adulti, bambini/adolescenti, gruppi, coppia/famiglia)

Guido Fallace presidente FeDerSerD

Biagio Sciortino presidente Interceear

Vittorio Gallese Cattedra di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica Università di Parma

Eugenio Borgna Psichiatra, primario emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara

Fabio Ciaramelli Ordinario dì Filosofia del Diritto Università Federico II Napoli

Mariaenza La Torre Consigliere della Cassazione

Mario Colucci Psichiatra DSM Trieste, psicoanalista, membro Forum Lacaniano in Italia e AP dì EPFCL

Forum Lacaniano Italia

Massimiliano Marrotta Presidente dell’Istituto degli Studi Filosofici dì Napoli

Lisa Ginzburg Scrittrice

Sandra Zampa esperta del Ministro della Salute  

Carmen Lauro Deputata Movimento 5 Stelle

Nerina Dirindin esperta di politiche per la salute mentale

Benedetto Saraceno Ordinario di Global Health Università di Lisbona

Cecile Edelstein, CIPRA – Coordinamento Italiano Professionisti della Relazione d’Aiuto

Marilisa Martelli Neuropsichiatra infantile, psicoanalista SPI, già direttrice della Neuropsichiatria dell’ Infanzia e della Adolescenza dell’Azienda USL di Bologna

Centro di Ricerca per la Filosofia e la Psicoanalisi, Dipartimento di Scienze Umane, Università di Verona

Istituto di psicoterapia psicoanalitica esistenziale Gaetano Benedetti

Virginia Giannotti Presidente della Società Italiana di Psicoterapia dell’Infanzia dell’Adolescenza e della Coppia SIPsIA

Ignazio Cannas Presidente dell’Associazione Psicoanalitica Italiana

Antonio di Ciaccia  Presidente Istituto Freudiano per la Clinica, le Terapie e la Scienza  

Paolo Migone Direttore di Psicoterapia e Scienze Umane

Umberto Nizzoli past-president SISDCA

FLAI Forum Lacaniano in Italia

Sedi ICLeS di Venezia, Macerata e Napoli

Luisa Russo, Neuropsichiatra Infantile, Direttrice del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Napoli 1 Centro

Fedele Maurano, Psichiatra, Direttore UOC. SM 29-30 della ASL Napoli 1 Centro

Alessandro Raggi Psicologo, psicoterapeuta Vicepresidente Ass. Ananke di Villa Miralago, Vice direttore Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica AION

Loredana Betti, psicologa, psicoanalista SPI, cda Associazione Centro Franco Basaglia Arezzo

Emilio Riccioli Scuola Specializzazione SSPIG- Palermo

Angelo Malinconico direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle dipendenze Azienda Sanitaria Regionale del Molise

Fulvia Grimaldi psicoanalista AIpsi, Direttrice struttura complessa UOCSM 32-33 Dipartimento Salute Mentale SM ASL Napoli 1

Maria Antonietta Fenu già Dirigente psicologo ASL ROMA, Psicologo fondatore Colpo d’Ala (Centro di Consultazione psicologica adolescenti, ASL Roma A), Socio fondatore SPSiA, Socio didatta e Membro CdT Corso ARPAd, già Presidente SIEFPP, già delegato Europeo Child&Adolescent  EFPP

Barbara D’Avanzo, Laboratorio di Valutazione della Qualità delle Cure e dei Servizi, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS.

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